Calendario dell’Avvento – Himmelswächter – Giorno 3

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Fonte: Claudias Bücherregal – ©Emily Kay
Data: 3 Dicembre 2011
Traduzione: ©Emily Kay Italia

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“Pronto?”
“Sì, pronto, mi chiamo Amy Chaplin. Io… io chiamo per l’annuncio. La stanza è ancora libera?”
“Sì certo, sei la prima persona che chiama. Probabilmente i più nemmeno la notano l’inserzione.” All’altro capo si udì un fruscìo di carta. “In effetti in quel punto l’annuncio passa quasi inosservato.”
“Ehm… già, in un primo momento era sfuggito anche a me”, ammisi. La voce all’altro capo della linea faceva un buona impressione.
“Beh, comunque alla fine l’hai trovato. Hai qualche problema con i gatti? Allergie o fobie di qualche tipo?”
“No… finora no.”
“Perfetto. Allora quando vorresti trasferirti, Amy… era questo il tuo nome?”
“Sì sì…”, balbettai confusa. Non mi aspettavo che sarebbe stato così veloce, sebbene a me facesse naturalmente molto piacere. “Potrei arrivare sabato prossimo, se per lei va bene.”
“Oh ti prego, sono Nora – dammi del tu”, rise. “Ok, sabato sarebbe perfetto. Devo lavorare solo fino al pomeriggio, poi sarò a casa.”
Mi annotai di nuovo l’indirizzo, Kings Rd 13, prima di salutare Nora e di togliere nuovamente il respiro a Jarvis con un abbraccio.

Sabato pomeriggio me ne stavo seduta con armi e bagagli nell’imponente carro funebre nero dell’impresa Brewer. Il signor Brewer si era offerto di portare me e Jarvis a Londra, lasciare suo figlio allo studentato universitario ed accompagnare me a Kings Road n° 13. Le spazzole in gomma del tergicristallo scivolavano sul parabrezza, stridendo e lasciando una scia bagnata dietro di sè. Pioveva ancora a dirotto ed il paesaggio all’esterno scorreva in modo sfocato ed indistinto. Avevo sperato che il trasloco avrebbe alleviato anche il peso che avevo nel cuore. Invece era ancora lì, era come se viaggiasse con me. Non avvertivo nessun cambiamento e Londra ormai non era più molto lontana. Potevo lasciare Newcastle, ma apparentemente non c’era modo di fuggire dalle immagini nella mia testa. L’ironia della situazione era opprimente ed era impossibile non notarla. Mi trovavo sullo stesso mezzo che aveva trasportato Amber nel suo ultimo viaggio. Alle mie spalle c’era il vetro divisorio e dietro di esso il vano destinato alla bara, in cui ora erano accatastate una sull’altra le mie valigie e quelle di Jarvis. Non avevo il coraggio di voltarmi e sprofondai ancora di più nel mio sedile. Al pensiero di chi o cosa trasportasse solitamente questa vettura, mi venne la pelle d’oca e mi premetti le unghie nei palmi delle mani. Sospirai involontariamente, fissando il mondo che sfrecciava veloce fuori dal finestrino.

“Ehi, tutto bene?”, chiese Jarvis alludendo al mio sospiro.
Guardai a sinistra verso di lui, avevo completamente dimenticato che era seduto accanto a me. “Sì”, annuii. “E’ solo così – così strano…”
“So cosa intendi. Anch’io non ho potuto fare a meno di pensarci tutto il tempo.”
Mi strinse la mano per confortarmi ed io posai la testa sulla sua spalla.
Dopo aver accompagnato Jarvis allo studentato ed averlo aiutato a portare le valigie nella sua minuscola stanza, io ed il signor Brewer continuammo il viaggio verso Harrow. Trovammo Kings Road al primo colpo, senza sbagliare strada. La casa vittoriana al numero 13 si trovava nei pressi di una via per lo shopping e della stazione metropolitana di Rayners Lane. La tinta verde menta della facciata poi conferiva all’edificio il fascino di una casa delle bambole. Ci fermammo.

Nora superava ogni mia aspettativa ed era un tantino eccentrica, come si addiceva ad una tipica Goth-Girl londinese. Immaginatevi Biancaneve, solo un po’ stravagante e fuori di testa e vi farete una vaga idea di Nora. Non era particolarmente alta, di costituzione esile, e la sua pella chiara sembrava riflettere la luce del giorno. I capelli neri le ricadevano morbidamente quasi fino alla vita e una frangetta dritta le incorniciava il viso. I suoi occhi verdi erano truccati pesantemente di nero e le sue labbra brillavano di un rosso acceso. Due piercing le ornavano rispettivamente l’angolo destro e sinistro del labbro inferiore e portava un anello al centro del naso. Nei lobi delle orecchie aveva due dilatatori decorati con dei teschi e sfoggiava dei tatuaggi colorati su tutto il braccio destro.

Ci stava già aspettando davanti alla porta di casa e fece un gridolino divertito vedendomi arrivare con un carro funebre.
Il signor Brewer si accomiatò poco più tardi, dopo aver scaricato le mie valigie ed averle portate nel corridoio della mia nuova casa.

© Emily Kay

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